
Creare una pensione integrativa senza passare dalle banche si può fare, e non è nemmeno così complicato come potrebbe sembrare. Esistono strumenti alternativi che permettono di costruire un proprio fondo previdenziale, in modo autonomo e senza legarsi a un istituto bancario. Basta un po’ di attenzione nella scelta iniziale e una certa costanza nei versamenti. È una questione di abitudine più che di capacità tecnica o economica.
Quali sono le opzioni
Tra le opzioni più comuni ci sono i fondi pensione aperti. Sono gestiti da società di investimento o assicurazioni e sono accessibili anche a chi non lavora per un’azienda. Si può aderire sia individualmente che, in alcuni casi, collettivamente attraverso il datore di lavoro. Non c’è bisogno di una banca: basta un intermediario finanziario abilitato o direttamente il gestore del fondo.

Un altro strumento è il piano individuale pensionistico, detto PIP. Funziona in modo simile al fondo pensione, ma è proposto quasi sempre da compagnie assicurative. Anche qui si può aderire in piena autonomia, scegliendo quanto versare, con quale frequenza, e su quali prodotti investire. In pratica è come costruirsi una piccola pensione su misura, senza l’obbligo di passare dallo sportello bancario.
Dopo aver capito quale tipo di piano fa al caso proprio, bisogna anche guardare a come si fanno i versamenti. Non serve per forza mettere sempre la stessa cifra ogni mese, anche se molti lo fanno per comodità. C’è chi preferisce versare solo quando ha qualcosa in più da parte, tipo una tredicesima un rimborso. Va bene tutto, l’importante è farlo con un po’ di continuità.
Quali sono i vantaggi
Chi sceglie questi strumenti ha anche accesso a vantaggi fiscali. I contributi versati possono essere dedotti dal reddito imponibile entro certi limiti, riducendo le tasse. Inoltre, i rendimenti non vengono tassati anno per anno, ma solo al momento del ritiro. In pratica si rinvia il pagamento delle imposte, e intanto il capitale cresce.

Un’altra cosa da tenere d’occhio è il profilo di investimento. Di solito ci sono varie opzioni: da quelle tranquille, dove i soldi crescono piano piano, a quelle più spinte, con più rischio ma anche più possibilità di guadagno. Dipende dall’età, da quanto si è disposti a rischiare e da quanti anni mancano alla pensione. Un trentenne può anche permettersi qualche scossone in più. A 60 anni forse è meglio stare più cauti.
Prima di firmare qualunque cosa, ha senso perdere un po’ di tempo per confrontare le proposte. Ogni fondo ai suoi costi, anche se a volte non sono così evidenti. Ci sono commissioni che si vedono subito, ma anche altri che si notano solo col tempo, tipo quando i rendimenti sono più bassi di quello che ci si aspettava. Inoltre, alcuni offrono più trasparenza di altri, con strumenti online per monitorare l’andamento. Guardare bene prima può evitare delusioni dopo.
L’atto pratico
Quando si è trovato lo strumento giusto, si passa alla sottoscrizione. Di solito si compila un modulo, si inviano i documenti richiesti e si firma il contratto. Ormai si può fare tutto anche online, senza bisogno di incontrare un consulente. Ma è sempre meglio leggere con attenzione le clausole, soprattutto quelle su costi, vincoli di uscita e in modalità di riscatto.

Una volta attivato il piano, bisogna iniziare a versare. Alcuni impostano un addebito automatico sul conto, così non ci pensano più. Altri preferiscono farlo manualmente, per avere più controllo. In ogni caso, è utile segnarsi le scadenze e controllare ogni tanto che tutto funzioni. A volte bastano piccole dimenticanze per fermare il piano.
Capita che dopo qualche anno si voglia cambiare fondo o ridurre i versamenti. È possibile farlo, ma bisogna controllare le condizioni previste dal contratto. Alcuni strumenti prevedono penali se si interrompe troppo presto, altri permettono maggiore flessibilità. Anche la possibilità di trasferire il capitale da un fondo all’altro è prevista, ma va verificata caso per caso.
Quali sono i rischi
Non tutti sanno che si può iniziare anche con cifre molto basse. Alcuni fondi accettano versamenti minimi da 25 euro al mese. Questo rende la pensione integrativa accessibile anche a chi ha redditi modesti. L’importante è iniziare, anche con poco. Poi col tempo si può sempre aumentare l’importo, magari in base agli aumenti di stipendio o ad altre entrate.

Per chi lavora da freelance o ha un’attività autonoma, questi strumenti sono particolarmente utili. Non avendo una pensione pubblica garantita, serve costruirsi da soli un futuro. E farlo senza passare dalle banche, per chi non si fida o vuole Maggiore controllo, può essere una scelta sensata. La libertà di decidere quanto e come versare è un vantaggio non da poco.
Infine, conviene ricordare che questi strumenti non sono senza rischio. I rendimenti non sono garantiti, e il valore dell’investimento può scendere. Ma nel lungo periodo, con pazienza e costanza, possono offrire un’alternativa valida alla pensione statale. E in un sistema che cambia in continuazione, avere qualcosa di proprio non è mai una cattiva idea.